Villa di Chiesa IGT Valli di Porto Pino 2019Cantina Sociale di Santadi
21,00€ 19,90€Prezzo web
Tipologia
Vino Rosso
Origine
Santadi (CI)
Formato
750 ml
Abbinamenti
Carni Bianche, Crostacei, Cucina Orientale, Formaggi a Crosta Fiorita, Formaggi Freschi, Funghi, Pesce, Primi Piatti di Mare
Caratteristiche
Nome completo
Villa di Chiesa IGT Valli di Porto Pino 2019 - Cantina Sociale di Santadi
Uvaggio
Uve autoctone ed internazionali a bacca bianca
Gradazione
14%
Temperatura di servizio
12-14 °C
Descrizione e abbinamenti
Villa di Chiesa è il bianco di punta della Cantina Sociale di Santadi, un IGT Valli di Porto Pino Bianco prodotto da un sapiente blend tra un uva autoctona a bacca bianca ed il più internazionali tra i vitigni a bacca bianca, lo chardonnay, presente in percentuali del 40%. Un bianco elevato in pregiate barrique di rovere francese, tra i primi vini bianchi di struttura dell’isola insieme al VT di Capichera, Villa di Chiesa si è saputo imporre quale perla enologica isolana – ahimé troppo spesso disconosciuta ai più! – e modello per altri importanti bianchi sardi quali ad esempio Opale Dopo di Mesa.
Villa di Chiesa nasce da vigneti allevati a controspalliera sulle colline che dal basso Sulcis si affacciano sul mare, su terreni a medio impasto tendenzialmente sabbiosi, interessati da un clima tipicamente mediterraneo, con estati caldi e a tratti siccitose rinfrescate solo dalle brezze serali spiranti dal mare e dai forti venti di maestrale che costantemente spazzano la Sardegna, e da inverni miti e non troppo piovosi. La vendemmia inizia generalmente nella terza decadde di Agosto – lo chardonnay è piuttosto precoce se confrontato ai vitigni sardi – e si protrae per le tipologie autoctone da Settembre fino ai primi di Ottobre, quando le uve hanno il giusto equilibrio tra acidi e zuccheri, ed una perfetta maturazione aromatica. Si tratta di grappoli selezionati, colti a mano e trasportati in cantina in piccole cassette, al fine di preservare da eventuali rotture e quindi da fermentazioni indesiderate gli acini. La vinificazione inizia con la pressatura soffice delle uve e l’ottenimento del mosto fiore, che viene fatto fermentare in barrique. Terminata la fermentazione alcolica, Villa di Chiesa prosegue la maturazione in barrique sulle scorze dei propri lieviti, con frequenti bâtonnage volti alla messa in sospensione dei lieviti stessi, al fine di favorire l’estrazione dagli stessi di tutte le sostanze aromatiche. Completata la maturazione, si ha l’affinamento per sei mesi circa in bottiglia, prima della messa in commercio.
Villa di Chiesa rifulge nel calice con una splendida veste giallo paglierino calda e brillante, con riflessi ancora paglierini in giovinezza che col trascorrere dei mesi danno vita a delle interessantissime sfumature calde e dorate, di buona consistenza alla roteazione nel calice.
Al naso regala un bouquet intenso e complesso che se nei primi mesi verte sulle note della ginestra e della frutta esotica come ananas e banana e delle spezie dolci come la vaniglia, col passare dei mesi si fa via via più complesso e deciso rivelando inusuali sfumature di fiori di calla, di gelatina di melacotogna e mango, di scorze di agrumi, di cannella e burro e caramella mou.
In bocca, Villa di Chiesa è un bianco di struttura, caldo e morbido, contraddistinto da una decisa sapidità tutta mediterranea e da una piacevole freschezza che restituisce scorrevolezza al sorso, equilibrato, persistente e di grande finezza.
Villa di Chiesa è un bianco di grande struttura ed eleganza, che a tavola sa accompagnare i piatti più complessi e dai sapori persistenti. Perfetto con la cucina esotica ricca di spezie, come il pollo al curry indiano o il pollo vindaloo con contorno di riso basmati, ad esempio, o con i piatti di mare salsati, come l’aragosta in salsa al cognac, e con primi decisi e strutturati. Come la paella alla valenciana!
Cantina Sociale di Santadi
Con i suoi ventimila metri quadri di area edificata e un diametro produttivo di 30 km, la Cantina Sociale di Santadi è una delle più grandi cooperative sarde, al punto tale da poter essere considerata quasi un enopolio. Una produzione rilevante non solo dal punto di vista quantitativo, ma anche da quello qualitativo: basti pensare che proprio qui, nel lontano 1984, Giacomo Tachis, padre del Sassicaia, del Solaia e del Tignanello, concepì il primo vino sardo di grande struttura maturato in pregiate barrique in perfetto stile bordolese, il Terre Brune, affermatosi negli anni come uno dei capolavori enologici dell’isola.
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