Capichera
Capichera è forse la più importante azienda vitivinicola della Gallura e una delle più famose nell’isola: non certo per la mole di vino prodotto, ma per la qualità dei suoi prodotti, il potenziale di invecchiamento dei suoi bianchi – in certe annate addirittura di venti o trent’anni – e la quotazione e il successo dei suoi vini in tutto il mondo. Un nome e un simbolo, quello di Coddu Ecchju, riportato in ogni sua etichetta.
Coddu Vecchju è uno dei beni archeologici meglio conservati di tutta la Sardegna, la tomba dei giganti per antonomasia: realizzata in pesanti blocchi di granito, la sua costruzione data tra il XIX e il XIV secolo a.C. Persa nella campagna gallurese, visitandola non si può non rimanere estasiati dal perfetto connubio che il sito ha raggiunto con il paesaggio circostante: da una parte la macchia mediterranea, con i suoi cespugli bassi di lentischio, dall’altra i filari regolarissimi di un vigneto di vermentino che sembra quasi voler abbracciare l’antico monumento. Non un vigneto qualsiasi, ma il più importante e famoso vigneto gallurese, quello dei bianchi più costosi, pregiati e ricercati di tutta l’isola, che ogni anno prendono il largo alla volta dei ristoranti più blasonati e le tavole più raffinate del mondo: quella della Cantina Capichera, le cui bottiglie recano nell’etichetta l’effige della tomba dei giganti di Coddu Vecchju.
Fondata alla fine degli anni Settanta, Capichera è proprietà di una delle famiglie più note della Gallura, quella dei Ragnedda, i cui esponenti sono stati sindaci di Arzachena e intermediari con il principe Aga Khan quando muoveva i primi passi la realizzazione della Costa Smeralda come la conosciamo oggi. Nel 1980 la prima annata del Capichera Bianco, vino simbolo della produzione enologica di qualità sarda, ben presto seguito dagli altri prodotti della cantina, come il Vigna’ngena o il VT, primo bianco maturato in botte da uve surmature, sull’esempio dei grandi bianchi di struttura francesi.
Il nucleo di vigneto nell’omonima località da cui prende il nome la cantina, dove per l’appunto sta la tomba dei giganti dei Coddu Ecchju, e dal quale viene prodotto il bianco più rappresentativo di Capichera, il Santigaìni. Con il trascorrere degli anni si sono aggiunte le altre proprietà, sparse nel territorio di Arzachena, caratterizzato da formazioni rocciose granitiche, da cui la natura dei terreni, sabbioni a tenore acido ricchi di sali minerali, perfetti per la produzione del vermentino, utilizzato per la produzione dei bianchi. In un secondo momento si sono aggiunte le parcelle nel territorio comunale di Palau, confinante con Arzachena ma quasi interamente rivolte verso il mare, contraddistinte da terreni della stessa natura e impiegate per la produzione di uve carignano e syrah.
Attualmente la produzione è interamente condotta dai due fratelli Mario e Fabrizio Ragnedda, che curano con diligenza maniacale ogni aspetto della produzione, dal vigneto all’imbottigliamento. In cantina sono utilizzate le più moderne tecniche di produzione: i bianchi vengono fatti fermentare in contenitori d’acciaio termocondizionati, avendo cura di abbassare la temperatura in maniera tale che la fermentazione alcolica sia lunga – fino a quattro settimane – e lenta, al fine di avere il massimo della finezza. Parte dei vini sono elevati in legno: Capichera utilizza sia fusti di piccole dimensioni – barriques di rovere francese della migliore qualità – sia botti grandi, impiegati per la produzione del Mantenghja e di Albóri di Lampàta, rossi di struttura dell’azienda.